I jianisti: chi sono e qual’è la loro filosofia?

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Non sono pochi, coloro che aderiscono alla dieta vegana o vegetariana per motivi religiosi, e tra questi vi sono i jaina, ovvero chi aderisce alla religione del jainismo, alla cui base del proprio credo c’è l’ahimsa, la non violenza. Ma qual’è il loro credo?

L’ahimsa

Il jainismo conta circa dieci milioni di aderenti, e da 2600 anni circa, poggia il suo pilastro sull’Ahimsa Parmo Dharma, ovvero che la compassione fa parte della natura e deve essere il supremo dovere di ogni essere vivente.

Il significato della parola ahimsa, trova una splendida definizione nello Yoga Sutra di Patanjali, un testo fondamentale della spiritualità indiana. In quest’opera, l’ahimsa è l’attenzione che si rivolge a tutti gli esseri viventi, in particolare agli innocenti, a chi è in difficoltà o a chi, comunque, si trova in una situazione peggiore della nostra.

La religione jainista, dunque, sostiene che l’anima di ogni essere vivente, che sia uomo, animale o vegetale, è eterna e divina, e aspira a lasciare il proprio corpo materiale per raggiungere uno stadio di liberazione. Le loro scritture, dicono di non ferire, non abusare, non opprimere, non schiavizzare, non insultare, non tormentare e non uccidere nessun essere vivente, vegetali inclusi.

I monaci di questa religione possiedono solo un abito bianco, una ciotola per elemosinare il cibo e l’acqua, una bastone e una scopa, per rimuovere gli insetti dal loro cammino, prima di sedersi o coricarsi, e passare una pezzuola sulla bocca, per non nuocere ai batteri che sono nell’aria.

L’alimentazione dei jainisti

Per percorrere la via che porta alla liberazione, i jaina sostengono che sia indispensabile nutrirsi di cibo puro e vegetariano, perché se ci si nutre di un animale, la propria anima si volge verso l’imbarbarimento, il dolore e la disperazione.

Non solo non mangiano carne, ma nemmeno prodotti derivati da essi, come il latte, le uova, il burro ed il formaggio. Attualmente, molti monaci jainisti stanno sostituendo il latte animale, utilizzato in alcuni rituali, con latte di soia o di riso.

Quindi, essi sono i vegetariani più stretti e coscienziosi dell’area culturale indiana. Dei Veda, accettano i concetti del karma e della reincarnazione, rifiutando completamente la violenza.

Un jaina famoso

Parlando dei jainisti, non si può non citare Osho (1931-1990), mistico contemporaneo e grande maestro spirituale. Nato in una famiglia jainista, da un mercante di stoffe e sua moglie, all’età di ventun’anni visse un esperienza spirituale illuminante.

Questa sua esperienza, lo portò a professare il ritorno dell’uomo alla pratica della meditazione, dell’amore, dell’umore e della celebrazione per la vita, per poter condurre una vita serena e piena.

Secondo lui, l’uomo doveva essere per natura vegetariano, dato che il suo corpo è fatto per assumere il cibo vegetale. La carne, infatti, appesantirebbe il corpo umano, e ciò gli renderebbe più difficile concentrarsi nella meditazione. Inoltre, la carne di cui ci si nutre apparteneva ad un altro essere vivente, che aveva anch’esso uno scopo, e ciò può creare nell’uomo una certa distanza tra il suo corpo e la sua consapevolezza, e ciò creerà ansia e tensione.